Ci sono persone che, anche quando non ci sono più, continuano a parlare. Non con la voce, ma con le tracce che hanno lasciato nei cuori di chi hanno incrociato. Stefano era una di quelle persone. Parlava, rideva, sbagliava, sognava — e faceva tutto con quella sua confusione buona, quella che solo le anime vere portano addosso. Perché sì, Stefano era un tipo incasinato, ma con un cuore grande, autentico, pulsante. Uno di quelli che non si nascondeva dietro le apparenze, ma si buttava nella vita a modo suo, senza maschere.
Abbiamo vissuto insieme una radio che oggi non esiste più, ma che dentro di noi continua a trasmettere. Ore e ore passate a parlare in microfoni gracchianti, a registrare su vecchie VHS, a cercare di dare forma a un sogno fatto di musica, risate, errori e improvvisazioni. Era una radio che nasceva nelle cantine, tra fili intrecciati e cassette consumate, ma che profumava di libertà. Di vita vera.
Stefano credeva nella radio come noi, anzi forse più di noi. Per lui non era solo un modo di fare comunicazione: era un modo per sentirsi vivo. Ogni parola detta, ogni brano trasmesso, ogni pausa era un piccolo battito d’anima. Perché nella sua voce c’era il bisogno di esserci, di lasciare un segno, di condividere un pezzo di sé con chi ascoltava.
E poi c’era l’Ascoli, la sua passione vera, quella che lo accendeva come una scintilla. L’Ascoli nel cuore, come simbolo di appartenenza, come identità. Perché per Stefano non era solo una squadra, ma una parte della sua storia. “Sempre e solo Forza Ascoli”, diceva, con la voce che vibrava di emozione, e chi lo conosceva sapeva che non erano parole vuote. Era amore puro, come quello per la città: Ascoli, con il suo fascino secolare, i suoi silenzi, le sue piazze che parlano di tempo e di orgoglio.
C’è stato anche l’incidente, uno di quei momenti che ti cambiano, che lasciano cicatrici visibili e invisibili. Ma anche lì Stefano aveva trovato il modo di andare avanti, con quella forza che solo chi ha conosciuto il dolore sa trasformare in sorriso. Perché lui, nonostante tutto, riusciva sempre a trovare un modo per far ridere, per alleggerire, per dire “va bene così” anche quando niente sembrava andare bene.
Oggi che non può più leggere queste parole, ci viene naturale raccontarlo al meglio, perché ricordare è il modo più vero per tenere viva la sua presenza. E allora lo rivediamo lì, davanti a un microfono, con lo sguardo concentrato e la risata pronta. Lo sentiamo ancora discutere di calcio, di musica, di vita, con quella sua passione che sapeva contagiare chiunque.
Le parole, si sa, volano nel vento come le foglie. Sembrano leggere, ma solo quando si posano lasciano un segno. Stefano lo ha lasciato. Nelle notti in radio, nei pomeriggi di Ascoli, nei momenti in cui la voce era più forte del silenzio.
Oggi resta quel segno, impresso nella memoria e nel cuore.
Resta la nostalgia dolce di chi ha condiviso un sogno, di chi ha creduto che bastasse una voce per cambiare il mondo, almeno un po’.
Ciao Stefano, amico nostro.
Da qualche parte, lo sappiamo, la tua radio suona ancora.
E trasmette forte e chiaro: sempre e solo Forza Ascoli.







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