Rio de Janeiro, ottobre 2025, C’è un filo che unisce le ruote della velocità, la fatica delle ore d’allenamento e il silenzio concentrato che precede il via. Su quel filo pedala ancora una volta Francesco Ceci, ascolano, cuore marchigiano e gambe da pistard, che ai Mondiali di Ciclismo Paralimpico su pista ha conquistato una straordinaria medaglia di bronzo nel chilometro da fermo tandem maschile, insieme all’atleta ipovedente Stefano Meroni.
Una prova di potenza e sinergia
Un chilometro secco, partenza da fermo, niente margini di errore: la disciplina più esplosiva e spietata della pista. Ceci e Meroni si sono lanciati con forza nella finale mondiale, mantenendo un ritmo altissimo fino all’ultimo metro. Il cronometro si è fermato poco sopra il minuto e due secondi — un tempo che li ha portati sul terzo gradino del podio, dietro a Gran Bretagna e Australia.
Una manciata di decimi li ha separati da qualcosa di ancora più grande, ma il sorriso a fine gara raccontava tutt’altro: la soddisfazione di chi sa di aver dato tutto, di chi conosce il valore di ogni pedalata condivisa.
Dal professionismo alla guida paralimpica
Per Francesco Ceci, questa medaglia è molto più di un traguardo sportivo. È la conferma di una seconda vita atletica costruita con pazienza e passione. Dopo una lunga carriera da velocista su pista tra i “normodotati”, titoli italiani e convocazioni internazionali, ha scelto di rimettersi in gioco nel mondo paralimpico come pilota di tandem — un ruolo che richiede non solo forza, ma sensibilità, empatia e un rapporto totale di fiducia con il proprio compagno di gara.
La coppia Ceci-Meroni è ormai un riferimento per la nazionale italiana: in due anni hanno collezionato podi europei e mondiali, dimostrando che il talento può trasformarsi, ma non si esaurisce mai.
Due medaglie in una sola rassegna
Il bronzo mondiale nel chilometro è arrivato pochi giorni dopo l’argento nel team sprint misto tandem, conquistato sempre a Rio. Due risultati che certificano la costanza di rendimento del tandem azzurro e il lavoro di squadra della nazionale paralimpica italiana, capace di portare a casa medaglie in quasi tutte le specialità veloci.
Per Ceci è stata un’emozione doppia: «Ogni gara è una scoperta — ha raccontato dopo il podio —, e ogni volta impariamo qualcosa di nuovo su noi stessi e sull’intesa che serve per andare veloci insieme. Questo bronzo è il segno che siamo sulla strada giusta».
Un risultato che pesa
L’Italia del paraciclismo si conferma tra le potenze mondiali, ma il bronzo di Ceci ha un valore speciale. È la medaglia di un atleta che non si è arreso al passare del tempo, che ha trasformato l’esperienza in guida, la tecnica in ascolto, la competizione in collaborazione.
Un esempio limpido di come lo sport possa reinventare, unire e far brillare ancora, anche quando il percorso sembra già scritto.
Sguardo verso il futuro
Il sogno, ora, guarda oltre Rio. Il tandem Ceci-Meroni punta a consolidarsi in vista dei prossimi grandi appuntamenti internazionali, con un obiettivo dichiarato: arrivare ai Giochi Paralimpici di Los Angeles 2028 nelle migliori condizioni possibili.
Nel frattempo, l’Italia applaude un bronzo che racconta molto più di una medaglia: racconta il coraggio di ripartire, la passione che non si spegne e la forza di chi sa condividere la propria strada.









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